venerdì 31 ottobre 2014

Laboratorio a merenda / Halloween


a casa di Anna

Alla Feltrinelli RED di piazza Gae Aulenti di Milano, nell'ambito dell'appuntamento "Laboratorio a merenda" domenica scorsa ci siamo preparati ad Halloween. Come consuetudine, prima di metterci a "pasticciare" e creare, armati di tutta la fantasia possibile, ci siamo "riscaldati" con alcune letture.
Siamo partiti con Gisella Pipistrella - i pipistrelli sono d'obbligo ad Halloween no? - un libro di Jeanna Willis, illustrato da Tony Ross ed edito da Il Castoro, che è un inno alla diversità e a guardare le cose dal punto di vista degli altri, soprattutto di quelli che a prima vista ci possono sembrare "strambi" o "matti".
Ci siamo poi portati verso il mondo delle magie con Tre streghe, un albo illustrato di Grégoire Solotareff, edito da Babalibri, che racconta di "tre sorelle che non ridevano mai", con tre nomi strani e buffi Scolly, Schelly, Scory, che decidono di fondare l'associazione delle "3S" (e qui via con associazioni di nomi che iniziano per S a partire da stricnina per finire con supposta). Insomma, per farla breve, queste streghe che non ridono mai avranno un incontro con due bambini che cambierà il loro modo di essere. Del resto i bambini hanno spesso questo effetto, ti stravolgono la vita in meglio nonostante tutto. Una storia bella che conquista ogni pagina in più.
Infine, non potevano mancare 10 mostri sul mio letto di Katie Cotton e Aaron Blecha, edito da AbraCadabra, in cui ogni mostro ne combina di ogni con effetti rumorosi (bisogna premere a ogni pagina in un punto diverso) e molto divertenti per i bambini. Il tutto in rima (il divertente è creare attesa tra una pagina e l'altra aspettando che i bambini trovino proprio la parola in rima ... per esempio "uno di loro, in un angolino, sentì il bisogno di fare un... RUTTINO!").

Feltrinellilaboratori Feltrinelli

Laboratori Feltrinelli
Dopodiché ci siamo dedicati alle creazioni. Questa volta, anche se l'imperativo è sempre quello di lasciare spazio alla creatività, ho portato degli esempi perché creare in tre dimensioni è sempre più difficoltoso. E' stato bello vedere tutti all'opera, i genitori si sono spesi molto nell'aiutare e supportare i piccoli creativi. Bambini che si sono inventati ragni di vario tipo partendo da materiali semplici e altri che hanno effettuato variazioni sul tema proposto. Soprattutto è stato un laboratorio davvero affollato, in cui si sono alternati fino ad almeno 17 bambini e bambine. La soddisfazione più grande è stata una mamma, la mamma di Francesco, che è arrivata dicendo che era in difficoltà perché imbranata dal punto di vista creativo e che alla fine, insieme al figlio ha creato un bellissimo e originale pipistrello. L'invito è quello di lasciarsi andare. Questi incontri vogliono essere un momento di relazione tra grandi e bambini, per divertirsi insieme, lasciandosi ispirare dai materiali a disposizione.
Finisco con un ringraziamento a tutti quelli che sono intervenuti: Vittoria, Varinna, Michelangelo, Tommaso, Francesca, Chiara, Elisa, Paolo, Noemi ... e gli altri (però al momento mi sono ricordata tutti i nomi, davvero!) e vi lascio con una piccola carrellata di creazioni. 

E voi cosa farete oggi con i vostri bambini?

PS con questo post partecipo alla bellissima iniziativa "Il venerdì del libro" di HomemadeMamma.










giovedì 23 ottobre 2014

Quando i più piccoli entrano nel carcere / Bambini senza sbarre



A volte un incontro apre nuove finestre e nuovi orizzonti. Come ha detto Carlo Ridolfi, il bello della rete è che ci sono tanti nodi e ognuno ha un suo senso. E alla rete mancava forse questo "pezzetto", che si è aggiunto. Sono quindi felice che Emanuela Bussolati sia riuscita "a portare" al convegno della Rete di Cooperazione Educativa Lia Sacerdote, presidente di Bambini senza sbarre un'associazione onlus che lavora da 12 anni nelle carceri milanesi (Opera, Bollate e San Vittore) e ora in rete sul territorio nazionale.

E' incredibile pensarlo, ma ogni anno sono 100mila i bambini in Italia involontari "ospiti" del carcere. Infatti quotidianamente c'è un flusso "silenzioso" di minori che vi entrano per incontrare un genitore detenuto. Lia ha invitato ad andare all'esterno di Opera o Bollate al mattino perché sembra proprio di essere fuori da scuola. Solo a Milano ci sono 5mila bambini, spesso invisibili, perché vivono con un segreto che non possono raccontare a nessuno, i cui genitori sono spesso vittime di esclusione sociale. L'associazione - costituita da un gruppo di pedagogiste e psicologhe - lavora anche su questo aspetto, invitando i genitori detenuti e i partner che portano con sé questo peso a raccontare alle insegnanti la verità. Ma è dura.

Tornando ai dati impressionanti, questi sono frutto di una prima indagine - coordinata in Italia da Bambini senza Sbarre e realizzata anche in Danimarca, Polonia e Irlanda - per individuare gli standard minimi per adeguare il sistema penitenziario alla Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Solo il 35% degli istituti carcerari è provvisto di locali destinati alle visite dei bambini. Ulteriori informazioni le trovate qui.

Lia ha raccontato l'esperienza dell'associazione e la creazione dello Spazio giallo, un luogo di accoglienza per i bambini che aspettano la visita con il genitore detenuto. Il primo spazio pilota è nato nel 2007 a San Vittore, seguto da quello di Bollate nel 2010. Si tratta di "uno spazio integrato socio-educativo, ambiente di socializzazione, luogo di intercettazione del sommerso e di promozione socio-culturale che facilita l'attesa del colloquio". E' un luogo dove il bambino "si sente previsto". Infatti, i bambini hanno bisogno di attenzione, hanno il diritto di essere considerati uguali agli altri bambini e il diritto a mantenere relazione con il proprio genitore, (e qui il prezioso e delicato lavoro perché in loro nasca la consapevolezza: per poter cambiare stile di vita, i bambini hanno bisogno del contatto fisico e il mantenimento della relazione con il genitore che adotta uno stile di vita sbagliato). A scuola questi bambini hanno bisogno di insegnanti che sappiano accogliere il loro segreto e di essere accettati. Al tempo stesso lo spazio giallo è un luogo importante anche per il genitore, che trova supporto, ascolto, scambio con altre persone e colloqui individuali. Qui trovate una presentazione molto esplicativa.
Che dire, se non che fino a qualche giorno fa ignoravo il problema. Ed ecco perché occorre prima di tutto sapere, per poter fare cultura e supportare chi fa già molto. Come questa associazione.

mercoledì 22 ottobre 2014

Dal convegno della Rete di Cooperazione Educativa / 3



"Ciao sono Enrico, sono il fondatore di Radio Magica"

Ci sono persone che dimostrano quanto l'amore di una madre possa generare cose meravigliose e sorprendenti, con ricadute positive su un'intera "comunità". E' il caso di Elena Rocco, docente universitaria, mamma e ideatrice di Radio Magica, fondazione onlus, la prima web radio dedicata ai bambini. Ho avuto il piacere di ascoltarla lo scorso week end al quarto incontro della Rete di Cooperazione Educativa. Elena (qui trovate una sua intervista su youtube) è mamma di Enrico, 12 anni, un ragazzino speciale con bisogni speciali (appena nato ha dovuto subire un importante intervento cardiochirurgico). Proprio dall'attenta osservazione di suo figlio, Elena ha scoperto quanto l'ascolto fosse importante per lui. Radio Magica nasce quindi dal connubio tra il suo percorso di studi (è specializzata nello studio di beni collettivi alla Università della California e ha fatto ricerca per alcuni anni alla Università del Michigan, occupandosi di modelli innovativi per lo sviluppo della cooperazione digitale) e la sua esperienza materna. Quando ha cercato di aiutare suo figlio, ha capito che poteva aiutare al tempo stesso molti altri bambini.

La piattaforma è nata alla fine 2012 per creare una radio per bambini e ragazzi pensata per i nativi digitali, una radio "per loro e con loro" (nello studio radiofonico a Trieste bambini e ragazzi possono provare a lavorare in questo ambiente radiofonico). Questa web radio è attiva dalle 7.00 alle 19.00 con un palinsesto variegato, dato che la radio copre una fascia d'età compresa tra 0 e 13 anni, ognuna con bisogni diversi da soddisfare. Si tratta anche di una biblioteca digitale gratuita inclusiva. Chiunque visiti il menu, troverà quattro mascotte (pesce, riccio, aquila, leone) a cui corrispondono i quattro elementi (acqua, terra, aria, fuoco), che esplicitano i diversi livelli di complessità dei contenuti. In questo villaggio biblioteca, si possono trovari sia libri concessi in liberatoria gratuita sotto forma di audio e video, libri in simboli (secondo la comunicazione aumentativa), testi scaricabili con carattere ad alta leggibilità per bambini con dislessia. Sono quasi mille le tracce audio.
L'idea è di offrire strumenti di qualità e diventare un punto di riferimento, cercando di fare rete.

In pochi mesi il progetto ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Andersen 2014 "Per aver saputo costruire, in breve tempo, una rete virtuosa e una piattaforma capaci di rendere pienamente accessibili le narrazioni per l’infanzia a tutti i bambini, indipendentemente dalle loro abilità di lettura; per la caparbietà nell’aver portato un’idea a diventare una realtà concreta, sapendo trasformare i bisogni individuali in un’azione rivolta alla collettività" e il marchio Designed for You and All "che contraddistingue interventi e prodotti di alta qualità prestazionale, a misura d’uomo, che consentano ad ogni cittadino il miglioramento della propria qualità di vita, l’esplicazione dei diritti civili e la facilitata partecipazione ad attività pubbliche e private, minimizzando le situazioni di discriminazione".
Si tratta quindi di un bene collettivo originale e dinamico basato sul paradigma della "open innovation" (innovazione aperta), in rete con musei e case editrici (da cui la radio ottiene la liberatoria per alcune opere). Il tutto per arricchire l'offerta culturale destinata alle famiglie. La metodologia pedagogica impiegata è quella dello story telling, (stimolante per tutti bambini, ottimo strumento per coinvolgere bambini che hanno bisogno di una trama narrativa che crea la giusta tensione emotiva per favorire l'apprendimento). Alle storie classiche si sono aggiunte anche le storie d'arte (es. percorso nei musei a Venezia). Con il Centro per il libro e la lettura è nato il programma “A caccia di parole”, ovvero il racconto di una parola attraverso lo storytelling.
A suo modo di vedere - e non posso che ritrovarmi d'accordo - riprendendo Marco Geronimi Stoll i bambini di oggi hanno bisogno di esperire minimi e massimi tecnologici (“quanto più utilizziamo mezzi digitali, incorporei, senza spazio e senza tempo, tanto più dobbiamo bilanciarli con esperienze materiche, primordiali, analogiche e muscolari").

Radio Magica sta per iniziare un tour, dal 26 ottobre 2014 al 16 maggio 2015, in collaborazione con rivista Andersen, andrà nelle scuole e nelle biblioteche a raccontare il progetto. Il viaggio si concluderà a Treviso, con un concerto di beneficenza di Stefano Bollani.

Ultima nota, di questo incontro mi è rimasto come "pulce nell'orecchio" di saperne di più su Elenor Olstrom, che nel 2009 ha ricevuto il Nobel in economia e secondo la quale - come ha sintetizzato Elena Rocco  - "le comunità se rispettano certe regole possono creare beni collettivi".



martedì 21 ottobre 2014

Dal convegno della Rete di Cooperazione Educativa /2



Possono essere gli spazi urbani a misura di bambini? Questo è stato il tema di riflessione dell'architetto Paolo Moscogiuri durante il quarto convegno nazionale della Rete di Cooperazione Educativa (qui il blog) tenutosi a Santarcangelo di Romagna il 18 e 19 ottobre scorso. Paolo Moscogiuri, autore de “La città fragile”, ha parlato degli "spazi di mezzo" della città, della casa, della scuola, ovvero di luoghi dedicati all’infanzia prescolare che si collocano a cavallo tra gli spazi esistenziali relativi a una situazione affettiva (casa, aula, stanza) e gli spazi sociali (es. piazze), che sono spazi architettonici. Purtroppo la città da luogo di relazione è passata a ospitare dei "non luoghi", è infatti una città fragile, in equilibrio precario (tanto che l'immagine del libro è rappresentata da un domino che cadendo si trascina tutte le altre pedine).
Ma chi sono i più fragili, la città o i bambini? Si tratta in realtà di due fragilità diverse; la città cosi com’è (con una crescita edilizia incontrollata, la cementificazione selvaggia e l'occupazione di spazi dedicati alle attività umane) ha spezzato il legame con il cittadino. Inoltre, il passaggio all'utilizzo dirompente dell'automobile privata ha rivoluzionato il concetto di strada, non concepita più per i pedoni ma per uso esclusivo delle auto. Un terzo elemento da considerare è il capovolgimento dell'organizzazionne familiare in funzione del lavoro. Oggi come oggi bisogna lavorare in due e i bambini sono "relegati alla scuola come piccoli impiegati". In questo stravolgimento, a pagare lo scotto sono le categorie più deboli (bambini, anziani e disabili).
Si può ricostruire tutto? Sicuramente un cambiamento può avvenire dal basso, cercando di motivare i cittadini a interessarsi del proprio territorio. Se i cittadini sono "entità isolate" e le città "non luoghi", bisogna ricucire le lacerazioni tra il tessuto urbano e i cittadini, attraverso i cosiddetti spazi di mezzo, che sono rappresentati da cortili condominiali, cortili condominiali condivisi, giardini condivisi, corridoi delle scuole e spazi di risulta. 

Cortili diversi
Il cortile, spazio di mezzo tra casa e scuola, permette al bambino di portarsi dietro il cordone ombelicale dell'affettività, facendo sentire il piccolo protetto e controllato da tutti (e se deve "ricaricare le batterie affettive" il bambino può salire in casa dove trova uno spazio relazionale, affettivo e sicuro) e al tempo stesso permettergli di esplorare il territorio circostante. I cortili sono un luogo importante d'incontro anche per i genitori, anche se spesso sono relegati al parcheggio degli autoveicoli. A Berlino, esiste un cortile condominiale - gestito dai condomini - a uso pubblico, uno spazio di mezzo, dove il bambino è protetto.

Giardini autogestiti
A Roma esistono due giardini autogestiti, che hanno consentito di sfruttare spazi inutilizzati, dove la cementificazione la faceva da padrone. L'autogestione avvicina i cittadini, che hanno una stretta relazione con il territorio vicino all'abitazione.
Uno dei giardini è nella zona di Casillina Vecchia, dove lo spazio di mezzo è un luogo ricavato tra l'acquedotto e la ferrovia. Negli anni Cinquanta, approfittando della presenza dell'acquedotto, sono state costruite migliaia di baracche; un prete, Don Roberto Sardelli, fece la scuola per i bambini baraccati, nota come "Scuola 725" (dal numero della baracca che la ospitava). Un luogo recuperato, occasione di incontro. Un altro esempio è il Giardino di Castruccio, al Pigneto di Roma, un giardino che è stato trasformato da genitori e bambini, dove i più piccoli hanno uno spazio loro dedicato.

Una scuola all'avanguardia
Anche i corridoi delle scuole, spesso inutilizzati se non per il passaggio, possono essere riconvertiti a luoghi di incontro. Nella scuola Erika Mann a Berlino grazie a un attento recupero, gli architetti hanno fatto diventare il corridoio spazio di relazione, con la partecipazione di cittadini e carcerati (la scuola si trova in un contesto socialmente difficile). L'invenzione di una favola di un drago stanco (La tana del drago d'argento), che entra nella scuola per dormire, è stato l'espediente per dare un senso alle librerie, ai ripiani, alle sedute e all' illuminazione (a scheggia di drago) e così il drago con la sua coda lunga ha lasciato segni tangibili nel corridoio.

Sicuramente, per quello che mi riguarda, l'intervento di Paolo Moscogiuri è stato illuminante e ha raccontato con i suoi esempi di speranza, speranza che sia possibile qualcosa di diverso. Avvicinando i bambini alla natura e recuperando il proprio territorio.
Sicuramente i buoni esempi sono molti. Già qui ci sono quelli relativi alle scuole (Abitare la scuola). Mi piacerebbe che chi ne conosce altri, li segnalasse sul blog per avere un elenco di buone pratiche e arricchire la rete. Grazie in anticipo.

lunedì 20 ottobre 2014

Dall'incontro della Rete di cooperazione educativa



Partecipare a convegni che diano spunti e riflessioni sull'educazione è sempre molto arricchente, soprattutto se lo scopo è mettere in rete le persone e al centro i bambini. Sono quindi molto contenta di essere riuscita ad andare al quarto incontro nazionale organizzato dalla Rete di Cooperazione Educativa lo scorso fine settimana. 
Carlo Ridolfi, una delle anime della rete, ha coordinato gli interventi del mattino mettendo l'accento sulla speranza, un termine molto azzardato di questi tempi ma che va usato con convinzione. Ha anche ricordato come la rete sia legata a un'intuizione del maestro e pedagogista Mario Lodi (scomparso il 2 marzo 2014), per creare sinergia e connessione tra le persone che in italia lavorano in campo educativo, non solo insegnanti ma anche genitori e molti altri. Lo spazio dell'educazione coincide con lo spazio del mondo, dunque qualsiasi spazio può essere educativo o diseducativo. E tutti facciamo la nostra parte.

La parola è passata a Maria de Biase, dirigente scolastica salernitana, che dopo anni sul campo a Napoli - con forte impegno civile rispetto al degrado, alle devastazioni ambientali e all'illegalità - si è spostata nel Cilento quasi una decina di anni fa provare a sperimentare una scuola differente. E in effetti, come tutte le persone straordinarie e all'avanguardia, ha portato una rivoluzione dietro di sé. Maria è arrivata in quella terra bella e selvaggia - patria della dieta mediterranea - con tanta voglia di sporcarsi le mani (non solo figurativamente parlando) e come prima cosa ha proposto un progetto di educazione alla ruralità. In più, visto che l'Italia è uno dei Paesi più a rischio per disturbi alimentari infantili, ha attuato un progetto di educazione alimentare introducendo l'ecomerenda a scuola (pane e olio al posto delle merendine confezionate). Dal 2007 il progetto si è arricchito e oggi lavorano sull'educazione ecosostenibile, di cui l'educazione alimentare è solo un percorso. Per lei non esiste una scuola senza speranza (meno male!) tanto che chiama le sue maestre affettuosamente "le speranti", ma la scuola va reinventata a partire dai bambini. I bambini ben educati possono proteggere e tutelare (e apprezzare) il proprio territorio.
Naturalmente questo percorso di cambiamento ha comportato il superamento di molti ostacoli, dovuti a iniziale diffidenza, delusione e ostilità. Ma come tutti i cambiamenti che portano il segno, ora accanto a lei ci sono persone che hanno recuperato l'amore per la propria terra. Dall'ecomerenda passare al compostaggio e alla raccolta differenziata è stato naturale. Le difficoltà che incontra questa persona meravigliosamente battagliera e tenace sta nel trovare altre persone disposte a fare rete sul territorio. 
Di questo incontro, la frase che più mi ha fatto riflettere è stata quella che "se le cose non le racconti non esistono". E dunque, ecco il potere della rete, per dare voce a queste buone pratiche. E spero nel mio piccolo di poter contribuire a far conoscere.
Nel frattempo Maria è diventata reggente in 19 plessi, raccogliendo tra le realtà che le competono anche piccole scuole dove non avveniva la raccolta dell'olio esausto. Aprendo la scuola al territorio e alla sapienza degli anziani, creando una vera e propria comunità accanto alla scuola, la soluzione è stata presto trovata e ora con l'olio si fanno i saponi. E la merenda si è arricchita con i prodotti dell'orto, coltivato da un'intera comunità, preparata da genitori, bidelli e maestre.
Ciliegina sulla torta, da diverso tempo si sono iscritti anche al movimento "transiction town". Se approfondite aprite molte nuove strade. Vi consiglierei di partire da qui. Trovate anche il video youtube sull'ecomerenda.
Poiché gli spunti sono molti, vi rimando a un prossimo post, dove spero di raccontare altro su questo illuminante convegno.

PS Notizia dell'ultima ora: Maria De Biase è tra i finalisti del premio Cittadino europeo per il suo lavoro. Qui potete leggere la sua nota appassionata, che vi fa comprendere anche meglio chi è questa donna straordinaria.

venerdì 17 ottobre 2014

Albi illustrati Babalibri e l'attesa...della primavera ... o di una balena





Ci sono albi che ci catturano all'istante e altri che risultano più difficile interpretazione. Come mai? Sicuramente c'entra a mio parere tutto il nostro vissuto, il nostro stato d'animo del momento e se un libro "richiama" qualcosa dentro di noi o ai nostri bambini. Sicuramente la lettura di un libro, l'attenzione che noi adulti poniamo, le pause, i toni, il piacere che traiamo noi stessi da un libro possano contribuire a interessare i bambini. Certo, ognuno ha i suoi gusti e i suoi tempi. Ma non bisogna rinunciare a proporre nuovamente un albo se questo di primo acchito sembra non piacere.
I bambini vanno educati anche al gusto di storie originali, diverse, dirompenti, e a vedere il più possibile stili e illustrazioni differenti, per riuscire a scoprire nel mondo illustrato quello che è più attinente al loro sentire. Spesso i primi a essere spaventati dalle novità siamo noi adulti. E sono i bambini invece a orientarci nella scelta. È il caso dell'intramontabile "Piccolo blu e piccolo giallo", di Leo Lionni, edito da Babalibri. A volte, nel corso dei laboratori quelli più disorientati sembrano i grandi. I piccoli invece lo apprezzano quasi sempre, con molta naturalezza.

Queste riflessioni prendono spunto da un recente scambio avvenuto all'interno del gruppo La biblioteca di Filippo creato da Federica Rossi, alias Mamma moglie e donna, che vi invito a visitare e frequentare. In particolare, Lucia ha chiesto come leggere ai suoi bambini il libro "E poi... è primavera" un bellissimo albo illustrato scritto da Julie Fogliano, magistralmente illustrato da Erin Stead, edito da Babalibri. Sarà che da subito l'ho sentito "nelle mie corde" e quindi non ho avuto remore a leggerlo. Elisa, invece, ha tirato fuori la difficoltà di lettura che diverse persone hanno riscontrato. Dal canto suo, Maria ha suggerito che questo albo si nutre di "silenzi e pensieri". Andando a leggere il suo post sul blog Scaffalebasso, Maria dice due frasi davvero interessanti "ed è anche la storia della pazienza e del silenzio essenziali per aspettare che le cose crescano" e sottolinea come il piantare un seme sia "un gesto piccolo, impalpabile ma capace di mettere in moto l’universo".

Da biologa non posso non amare questo libro poetico che racconta l'attesa. L'attesa è qualcosa che ha bisogno di silenzi e sospensioni finché qualcosa di magico accade, all'improvviso, proprio quando sembrava che non ci fosse nulla di diverso. E invece una trasformazione è avvenuta, lenta e inesorabile, anche se noi a prima vista non ce ne siamo accorti. Del resto ogni cosa bella, lo è ancora di più se desiderata. La passione fa scattare la magia.
Se non lo conoscete guardate anche il booktrailer qui. E alcune recensioni qui, qui, qui.

Non a caso questo albo è stato accostato a "Se vuoi vedere la balena", delle stesse autrici. Anche questo libro delicato e poetico è un inno alla noia nel senso più bello del termine. La noia generatrice di qualcosa di nuovo. La noia che ripaga. Nella vita odierna siamo costretti a correre senza fermarci a pensare, a vedere, a osservare. Solo i piccoli sono capaci di vedere con occhi sempre freschi. Forse perché nonostante tutto continuano a cercare ritmi loro. Per approfondimenti su questo libro vi rimando al booktrailer qui e alle recensioni qui qui e qui.
NB aggiunta postuma: siamo nel 2016 ed è appena uscita una bellissima recensione su Milkbook che trovate qui e che vi invito a leggere.

A proposito di libri "facili o difficili", vi rimando a una vivace e interessante dialettica tra la titolare della libreria Radice Labirinto e Giovanna Zoboli, Topipittori. In ordine di sequenza potete leggere il loro scambio "Libro elegante, libro distante", "Fin da quando ero piccola", e ancora "Libri scomodi". Sicuramente una riflessione importante, da non lasciarsi sfuggire.

Con questo post aderisco al venerdì del libro ideato da HomemadeMamma: qui il post di oggi, in cui tratta un argomento delicato ma sembra che il libro sia bellissimo.

lunedì 13 ottobre 2014

Laboratorio a merenda in Feltrinelli RED / facce




Quante facce esistono? Tantissime se pensiamo agli esercizi di stile, a parole e tratti, che ci suggerisce Bruno Munari nel suo "Alla faccia!", edizioni Corraini. E così per il secondo laboratorio a merenda alla Feltrinelli RED siamo partiti da qui. Dalle suggestioni di parole e immagini che venivano da questo e dall'elegante e semplice - e per questo ancora più riuscito - libro di Antonella Abbatiello "Facce" edito da Topipittori. Ci siamo messi a giocare a fare alcune facce anche con "Faccia buffa", di Nicola Smee edito da Ape Junior. Per sciogliere il ghiaccio e per liberare la fantasia. Con i più grandi e con i più piccoli.



Poi i bambini sono partiti. Unico punto comune il rettangolo di base per creare la loro faccia che poteva essere lasciato così com'era o trasformato. Ognuno si è lasciato trasportare da quello che i diversi materiali, di recupero e naturali, potevano suggerire. Più volte hanno sperimentato, prima, e incollato, poi.
Piccoli artisti in erba con creazioni davvero diversificate, non solo in base all'età (hanno partecipato bambini e bambine da quattro a otto anni) ma anche ai gusti. Alcuni erano così presi dal "fuoco" della creazione che sono andati via a malincuore, altri hanno avuto tutto il tempo di sperimentare ed evolvere. Come nel caso della piccola Vittoria che prima ha raccolto il mio invito a creare una faccia, poi si è lasciata letteralmente trasportare dai materiali creando alla fine un'opera astratta a più strati, che sicuramente è più veritiera di quello che sentiva in quel momento.

Prima di lasciarvi a una carrellata di opere, lasciatemi ringraziare come sempre i bambini e le bambine che sono intervenute: Enea e sua sorella, Riccardo e Alice, Melissa, Maria Vittoria, Sofia e Chiara, Vittoria, Vittorio e gli altri di cui non ricordo (perdono!) il nome. E naturalmente tutto il personale in Feltrinelli RED sempre gentile e disponibile.





















sabato 11 ottobre 2014

Bambini creativi



L'uccellino con i fiori (sotto la "bocca")

Il ragno dotato di fulmine
Quando i bambini sono in fase creativa, come tutti del resto, sono capaci di trovare idee innovative e sorprendere. Creare con poco o niente, con materiali semplici è la dimostrazione che ci vuole ben poco per fare cose interessanti.
Per la sottoscritta, scoprire che durante l’intervallo, al posto di giocare con gormiti o hero factory, Marco sia preso dal “fuoco ardente” della creazione è di immensa soddisfazione e gioia. Perché so che in quel momento è un bambino felice, capace di esplorare le sue potenzialità. E così il mio piccolo grande inventore ieri è tornato a casa con “due uccelli”, uno per sé, l’altro per il fratellino. Nel descrivere cosa fossero, già la fantasia è andata galoppando e l'uccello di Andrea è diventato un ragno dotato di un fulmine capace di sparare saette e bombe fulminose (intendiamoci comunque è “buono”), l’altro è rimasto un uccellino dai due mantelli di scossa, dotato di fiori che al posto di generare altri fiori creano nuovi poteri.

Naturalmente le invenzioni non si sono esaurite qui, Marco ha anche ideato un "video gioco" con cui sia lui, sia Andrea (di nascosto quando il fratello era in un’altra stanza) hanno giocato per almeno una decina di minuti.



Ma la vena narrativa ha preso il sopravvento anche di sera e al posto di farsi leggere, Marco si è messo a creare un libro. Non è la prima volta che sperimenta questo interesse, ma ora che è cresciuto, la sua capacità narrativa mi ha sorpreso, pur nella sua semplicità e sincerità. E nonostante tutti gli errori di sintassi e ortografia che forse faranno sorridere o accigliare più di un esperto della materia.
Mi sembrava interessante provare condividere le mie osservazioni "spicciole" sulla creatività infantile (non lo faccio per far vedere quanto sia orgogliosa di mio figlio - naturalmente lo sono, ovvio, quale madre non lo sarebbe?). 
Prima di lasciarvi alle immagini (ho fotografato solo quella che ha creato ieri), per chi volesse ascoltarlo ecco qui l'audio in cui lo stesso Marco legge le sue storie.