lunedì 10 aprile 2017

Una cosa difficile, di Silvia Vecchini e Sualzo, Bao Publishing



"È più facile scalare una montagna
 che chiedere scusa"
Marco 9 anni e mezzo

Qualche tempo fa, io e Marco abbiamo litigato e niente mi sembrava più perfetto del silent book Una parola difficile, di Silvia Vecchini e Sualzo, edito da Bao Publishing, per provare a riavvicinarci.

Così ci siamo messi l'uno accanto all'altra, guardando le pagine, commentandole di tanto in tanto, sospesi in un silenzio più ricco di mille parole.


Abbiamo seguito prima la ruota che rotolava giù dal pendio - che a Marco sembrava un tappo - e poi il cagnolino che la raccoglieva e, nonostante il forte vento, si inerpicava su su per la collina, per poi arrampicarsi sulle rocce e salire un pendio sempre più ripido e faticoso. 


Lo abbiamo visto faticare, per poi arrivare in cima, dove si trovava qualcuno, di spalle: ci siamo emozionati nel vederlo piangere e ci siamo chiesti il perché.


Il cagnolino ha dato all'amico il pezzo di ruota rotta. E ha detto quella parola. Allora, tutto è stato chiaro.

Questo libro senza parole è un albo da assaporare, osservando le pagine che scorrono insieme a una storia apparentemente semplice che racconta qualcosa di molto difficile.
Lo abbiamo provato e lo proviamo in tanti e sappiamo che in teoria è semplice chiedere scusa, nei fatti è molto più difficile, perché prevalgono tanti altri sentimenti diversi: l'orgoglio, l'arrabbiatura, il pensiero di avere ragione a tutti i costi... e ancora sembra forse difficile andare a consolare qualcuno, mostrare quella che viene considerata spesso una "fragilità", ovvero il fare un passo indietro per accogliere l'altro e il suo dolore, piccolo o grande che sia.

Questo albo avvicina grandi e piccoli, perché chiedere scusa è qualcosa di molto difficile, lo diventa già quando un bambino ha pochi anni e se non ci si "esercita", il rischio è di rimanere indifferenti, farsi da parte, perdere quel dono prezioso che è l'empatia, ovvero il mettersi nei panni dell'altro; mentre per procedere nell'educazione o in una relazione, bisogna cedere il passo per poi risalire insieme.

Come forse alcuni di voi sapranno, da quando ho scoperto il meraviglioso mondo dei libri senza parole ne sono diventata una fan sfegatata. Perché? Per tantissimi motivi, ma in questo caso direi perché aprono un dialogo tra genitore/adulto e bambino che consente di andare al di là della storia e raccontare... e raccontarsi.
Se volete approfondire, vi consiglio di guardare il blog di Silvia Vecchini (dove spiega come è nato tutto: qui), e il post con la recensione di Scaffale Basso (qui).

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